Attentato alla maratona di Boston, Obama: “Ancora non sappiamo chi è stato”



Sangue sulla maratona di Boston. Due bombe sono scoppiate sulla linea d’arrivo della maratona, la più antica degli Stati Uniti, a distanza di 20 secondi una dall’altra, circa alle ore 15 locali, una terza esplosione, forse causata dall’incendio sviluppato in strada, si è verificata nella vicina biblioteca John Fitzgerald Kennedy. 

Le deflagrazioni improvvise hanno gettato il panico durante la manifestazione sportiva, e hanno causato almeno tre vittime, tra cui un bambino di 8 anni, che attendeva il papà nelle vicinanze del traguardo. Se il numero delle vittime rischia drammaticamente di salire, ancora più incerto è quello dei feriti: si parla di almeno 141 persone ricoverate, e molti di loro sarebbero corridori. Alcune voci parlano di amputazioni per dieci atleti. Dopo Boston lo stato d’allerta è scattato anche nella città di New York, soprattutto per la zona di Manhattan, ed è stato chiuso lo spazio aereo anche a Washington e sopra la Casa Bianca. Nonostante la prudenza esibita dagli organi inquirenti, tutto fa supporre che si tratti di un vero e proprio attentato, “ben pianificato e coordinato” come hanno chiarito fonti investigative. Il boato è stato tremendo: quello che era un momento di sport si è trasformato in una vera tragedia. A mezzanotte ora italiana, è Barack Obama a parlare alla nazione: “Siamo tutti americani, l’America è con Boston. Non sappiamo ancora chi sia stato e perché, ma chiunque sia stato lo consegneremo alla giustizia“. Voci non controllate si rincorrono riguardo le prime indagini: una televisione locale ha riportato la notizia di una perquisizione in un’abitazione alla periferia di Boston, nella zona di Revere, ed un’altra persona di origine saudita sarebbe stata sottoposta a fermo: Fox News ha parlato di fonti investigative a conferma della notizia, ma poche ore dopo è arrivata la smentita della Cnn. In attesa dell’evolversi degli eventi, il presidente Obama è stato più prudente, con il richiamo all’unità del Paese (“Non siamo democratici o repubblicani, siamo tutti americani“), la mobilitazione di tutta la nazione per Boston (“Chi l’ha fatto ha colpito tutti gli USA”) e la prudenza in mancanza di certezze assolute. “Non abbiamo ancora risposte. Non sappiamo chi lo ha fatto e perché: ma sia chiaro, andremo fino in fondo“, dice Obama. Le due esplosioni si sarebbero verificate vicino alla linea del traguardo e le prime fonti parlano anche di un terzo ordigno, situato davanti al Mandarin Hotel. I soccorsi hanno allestito delle tende dove sono stati trasportati i feriti in un primo momento, mentre quelli più gravi sono già stati trasportati nei vicini ospedali. Dalle sale operatorie emergono particolari agghiaccianti: le carni dei feriti sono state dilaniate anche da biglie d’acciaio e chiodi, segno che gli attentatori hanno costruito bombe a frammentazione. Tra i feriti ci sarebbe anche il ragazzo di circa 20 anni fermato dalla polizia, ma non è stato specificato se come esecutore o come persona informata dei fatti. La Polizia ha però smentito la notizia del fermoLe due esplosioni principali hanno avuto origine all’interno dell’hotel Fairmont Copley Plaza, la polizia ha poi intercettato altri pacchi sospetti, cinque in tutto. Si riteneva che fossero altrettante bombe, ipotesi caduta dopo controlli più approfonditi degli artificieri. I feriti sono stati inizialmente ricoverati nelle tende mediche allestite sul luogo, poi all’arrivo delle ambulanze sono stati trasferiti in ospedale. ‘Stanno arrivando ancora con i pettorali attaccati alla maglietta‘, racconta il personale medico degli ospedali. Se di attacco si parla, ancora non è chiara la matrice, se di natura terroristica o interna: l’unica certezza è che si è trattato di un piano ben organizzato e non isolato. Il Boston Globe, lo storico quotidiano locale, riporta la testimonianza di un volontario che lavorava in quel momento a pochi passi dalla linea d’arrivo: ‘I boati, poi il fumo e il fuoco. Sembrava di rivivere l’11 settembre‘, e sul profilo Twitter del quotidiano vengono postate foto di persone ferite, macchie di sangue sull’asfalto, scene di panico e caos. Un nuovo duro attacco nel cuore degli Stati Uniti, durante una corsa dedicata quest’anno ai sopravvissuti della strage nella scuola di Newtown.



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