LA LEGGENDA DEL PALLAVOLISTA VOLANTE
IN CAMPO COME NELLA VITA
Zorzi recita volley a teatro
di M.V.

Lo spettacolo
Un pallone sgualcito diventa il volante che il padre impugnava durante i molti chilometri percorsi nella sua vita d’autista. Lo spazio del palco si trasforma in un campo da pallavolo, dove rivivere azioni mozzafiato scolpite nella memoria di tutti, vittorie leggendarie e sconfitte ancora brucianti. Le panche dello spogliatoio, dove ci si confrontava, si discuteva e si finiva spesso per litigare, si tramutano nel letto dove un adolescente febbricitante cresceva troppo e sognava di trovare una ragazza.
La “Leggenda del pallavolista volante” è uno spettacolo in cui il teatro porta in scena lo sport e lo sport porta in scena la vita, in un crescendo di momenti a tratti ironici ed esilaranti, a tratti malinconici o persino drammatici, fino all’epilogo: la tragica finale persa contro l’Olanda, che segnò la fine di quella incredibile nazionale che fu definita “generazione di fenomeni”. Attraverso la biografia di un campione che ha segnato la nostra storia sportiva, riscopriamo con leggerezza la filosofia e il potenziale umano dello sport, al di là degli imperativi tecnici, economici e mediatici, con l’idea che nella vita, come nella pallavolo, senza una squadra non si possa arrivare da nessuna parte. Dopo l’ultimo campanello teatrale inizierà la nuova carriera di Andrea Zorzi, che dopo aver fatto (con successo) il giornalista tenta un’altra avventura. Quella teatrale. In campo non è mai stato solo un giocatore. Oltre le schiacciate, c’era molto di più. Si capiva quando parlava, per le cose che diceva. Fuori, è uno dei pochi della fantastica generazione di fenomeni capace di emergere con le proprie qualità, non necessariamente legate alla pallavolo.
"Zorro”, così lo chiamavamo, quando faceva impazzire i muri e le ragazzine di mezzo mondo, interpreterà sè stesso ne “La leggenda del pallavolista volante” un’opera scritta a quattro mani con Nicola Zavagli e promossa dalla Compagnia Teatri d’imbarco e dall’Assessorato allo sport del Comune di Firenze nel calendario di eventi di Firenze, Città europea dello sport.
«E’ nato tutto per caso, sulle spiagge dell’Elba - racconta Andrea -. Mio figlio Numa ha conosciuto Matilde, un’amica che poi ho scoperto essere figlia di Nicola Zavagli e di Beatrice Visibelli, l’attrice con la quale recito sul palcoscenico, E dà lì è nata l’idea
di un racconto. Per due giorni abbiamo registrato una sorta di conversazione su tutta la mia vita, il percorso sportivo e umano, e dopo averla sbobinata Nicola è riuscito a tirarne fuori qualcosa di più di un racconto, del reading che mi aspettavo: un copione». Schiacciatore, tecnico luci, opinionista Sky, attore: le mille vite di Zorzi come vengono sul palcoscenico? «Lo giudicheranno gli spettatori. Non c’è nulla di celebrativo nell'ora e un quarto dell'opera, solo il racconto di un ragazzo timido che prima Skiba (il tecnico delle giovanili azzurre ndr) e poi Velasco convinsero a insistere con le schiacciate, nonostante qualche ...limite. C’è una delle cinque “azioni” dedicate alla pallavolo in cui Skiba si fida delle mie guance rosse dopo un paio cavolate colossali. Ma le azioni guida riguardano due vittorie, le prime della storia, quella dell’Europeo in finale con la Svezia nel 1989 e quella del Mondiale, l’anno dopo tra semifinale e finale Mondiale con Brasile e Cuba. Poi ci sono anche le sconfitte olimpiche, quelle di Barcellona 1992 e quella di Atalanta 1996. La chiave? Il parallelo vita-pallavolo, partendo dalla squadra, perché nella vita da solo non vai da nessuna parte». Com'è stato l'approccio con la recitazione? Ero terrorizzato dal non riuscire a memorizzare tutte le battute del copione. Invece è andata meglio del previsto. Piuttosto serve una concentrazione feroce, per non farsi distrarre. E la mia esperienza in campo mi sta aiutando. Non so se faremo repliche, ci penseremo. Ma una per i miei ex compagni di Nazionale tempo sia inevitabile...».
Una rappresentazione che ha nell’ex Fenomeno dell’Era Velasco il suo attore e protagonista. «E’ nato tutto quando stavo preparando Tracce di Sport, un progetto di approfondimento sulla pratica sportiva che ho portato in giro per l’Italia. Con Nicola Zavagli avevamo in mano una mia intervista lunghissima. Ne è venuto fuori questo lavoro...». E lo Zorro di un tempo (per chi non lo ha visto giocare è stato per almeno un ventennio il punto di riferimento italiano e internazionale nel suo ruolo, quello del bomber), schiaccia ancora. «Non più in un palazzo dello sport, bensì in un teatro. E’ nato - tutto per caso - da quell’incontro, il resto è accaduto sul palco. Naturalmente senza avere alcun intento celebrativo».
In scena c’è Zorzi, Il campo come la vita
L’ex campione interpreta se stesso
«Sembra di giocare una partita»
Personaggi
Andrea Zorzi fa se stesso, mentre molti degli altri protagonisti sono interpretati da Beatrice Visibelli. Da Skiba a Velasco: con soli grandi punti sportivi toccati nella rappresentazione: l’Olimpiade di Barcellona 1992 e quella di Atlanta 1996. Casualmente (?) due delle più cocenti sconfitte dell’Italia pallavolistica. Perché lo sport è molto simile alla vita e la più grande delusione che puoi provare sul campo, non si avvicina neppure alle tranvate che prendi tutti i giorni nella vita. «La tensione pre-gara è molto simile a quella che ho provato prima di andare in scena - racconta Zorzi - . Ho fatto lo stesso tipo di preparazione di quando ero giocatore. Pensare solo alle cose fondamentali e nessun dramma se una battuta non di sa perfettamente a memoria. Prima di andare in scena ho fatto anche riscaldamento...». Quella di stasera a Firenze è la prima, ma allo studio c’è l’idea di portare la leggenda del pallavolista volante in giro per l’Italia. «Per tutta la vita ho pensato solo a schiacciare. Adesso in un teatro ho cercato di imparare a ricevere». Fuori di metafora: imparare ad ascoltare gli altri... Non è mai troppo tardi. Che altro dire se non "In bocca al lupo caro Zorro"
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