Gorizia: meta del turismo scolastico

Progetto del Comune per intercettare centinaia di studenti in vista dell’anniversario della Grande guerra. L’assessorato alla Cultura ha predisposto un piano. Nel 2012 presenze in città superiori del 4,5% rispetto il 2011.


Il 2012 è stato un anno positivo dal punto di vista turistico per Gorizia. Le presenze sono cresciute, rispetto all’anno prima, del 4,5% con un picco positivo di +13,1% per quanto riguarda gli stranieri. È calata, invece, la permanenza media (da 4,27 a 4,17 giorni per gli italiani, da 4,31 a 4,24 giorni per gli stranieri) a riprova che, gradualmente, il turismo sta diventando anche da queste parti “mordi e fuggi”.
Dati, quelli di Turismo Fvg, che fanno piacere agli amministratori locali ma che non permettono di abbassare la guardia perché se realmente il capoluogo di provincia vuole diventare una città turistica deve essere fatto un salto di qualità. E per compierlo il Comune sfodera oggi un bel progetto: fare diventare Gorizia meta privilegiata del turismo scolastico.
Una risorsa poco sfruttata
«Far conoscere agli studenti la storia del ’900 nei luoghi teatro dell’impero asburgico e della prima guerra mondiale è lo scopo principale. In Italia, fra scuole medie inferiori e superiori, vi sono circa 200mila classi con oltre 4 milioni di studenti: ogni anno - si legge nelle linee guida dell’assessorato comunale alla Cultura - queste effettuano almeno una gita di alcuni giorni in Italia (medie inferiori e biennio delle superiori) e all’estero. Da ciò, si possono ben intendere anche le dimensioni economiche e turistiche della proposta. Gorizia è, senza dubbio, la città ideale in cui soggiornare per visitare l’intera Venezia Giulia e le più importanti testimonianze della Grande Guerra. Non va dimenticata la sua centralità geografica (40 minuti da Trieste, Grado, Aquileia e Cividale del Friuli)».
L’assessorato alla Cultura è determinato a portare avanti questo progetto che affonda le sue radici nell’Anvgd. Sono già stati chiesti fondi sia alla Regione che alla Camera di commercio. «Il Ministero dell’Istruzione e dell’Università - argomenta il Comune - ha finalmente inserito nei programmi di storia anche quelle pagine mai scritte sul confine orientale. Inoltre da tre anni il Miur promuove momenti di approfondimento ed aggiornamento per docenti a Roma su queste pagine di storia».

Il progetto in breve
Ma come si espliciterà concretamente il progetto? Verrà avviata «una promozione cartacea e multimediale nei confronti delle scuole medie inferiori e superiori soprattutto del Nord Italia, e delle agenzie viaggi del Nord Italia, al fine di favorire la presenza di studenti a Gorizia, dove potranno toccare con mano la storia del ‘900. Pernottando a Gorizia, gli studenti saranno in grado di visitare i luoghi della Grande Guerra a Gorizia e nella sua provincia, ma anche il Castello, Palazzo Coronini, la Sinagoga, il Sacrario di Oslavia, il Museo diffuso. In 45 minuti possono arrivare al Castello di Miramare, passando per il Sacrario di Redipuglia, e subito dopo a Trieste visitare l’ex campo di concentramento di San Sabba , l’ex campo profughi di Padriciano e la foiba di Basovizza (monumento nazionale). In 30 minuti possono giungere ad Aquileia o a Cividale del Friuli. Insomma Gorizia è senza dubbio un luogo baricentrico ed ideale per apprendere in modo più efficace la storia di importanti momenti storici, non ultimi quelli del “muro” con la piazza Transalpina».
Altra idea: «Potremo trovare nel Consorzio Turistico Gorizia e Isontino , soggetto di diritto privato, un valido partner nell’assicurare ciò che l’Ente pubblico non può fare: indirizzare i turisti verso pacchetti turistici che includano l’ospitalità alberghiera e la fruizione di altri servizi (guide, trasporti, musei, ecc.)».



Riaprono in castello le sale chiuse da decenni


Il pubblico potrà rivedere la bandiera di Osoppo e le collezioni dei nobili friulani



Udine - piazza Libertà con il castello sullo sfondo


UDINE. Doppio taglio del nastro in castello: venerdì primo marzo riaprono il Museo del Risorgimento e il Museo archeologico. Si tratta di un evento molto atteso dagli udinesi che se da oltre 40 anni rimpiangono gli allestimenti con le divise dei garibaldini e la bandiera di Osoppo, dall’altro vogliono tornare ad apprezzare le collezioni private dei reperti archeologici che nel 1866, come aveva previsto Quintino Sella, avrebbero dovuto rappresentare il Friuli all’esposizione internazionale di Parigi. Ora questi reperti da venerdì prossimo, alle 17, saranno esposti nel pianoterra del castello.
«Con queste riaperture si conclude il ciclo di rinnovamento» spiega soddisfatto il direttore dei Civici musei, Marco Biscione, ricordando che i reperti risorgimentali sono inscatolati dal 1976, anno del terremoto. L’intervento, compresi i lavori edili resisi necessari per organizzare gli spazi, ha richiesto un investimento di circa 400 mila euro. «Erano fondi inutilizzati già contabilizzati in uscita» precisa Biscione per chiarire che non si tratta di ulteriori spese a carico dell’amministrazione di palazzo D’Aronco.
Museo del Risorgimento Allestito in poche stanze, dall’ingresso dove un tempo trovava spazio la biglietteria, fino all’aula didattica e alle carceri accessibili solo se accompagnati, «la scelta dei reperti consente di rileggere il Risorgimento friulano fino alla Grande Guerra» spiega la curatrice, Tiziana Ribezzi, soffermandosi sui vari livelli di comunicazione che consentono di seguire un itinerario degli avvenimenti inquadrandoli nella storia nazionale e nel concetto di Risorgimento. Il pezzo sicuramente più atteso dal pubblico, proprio perché è il simbolo del museo, è la bandiera di Osoppo, dipinta dal vicecomandante che richiama alla memoria il 1848 a Udine e le divise dei garibaldini restaurate.


Facciata del Castello di Udine
Museo archeologico Trova spazio nell’ala est del castello e propone le collezioni civiche arrivate al museo prima del 1939. «Si tratta di materiale difficilmente contestualizzabile, conosciamo solo l’area di provenienza perché all’epoca non si adottava la tecnica dello scavo stratigrafico» fa notare la curatrice del museo, Paola Visentini, la stessa che ha privilegiato il taglio storico piuttosto di quello scientifico. Queste collezioni, infatti, raccontano la passione di nobili ed eruditi udinesi per le collezioni archeologiche che esponevano nelle dimore storiche. Qui si potranno ammirare i reperti raccolti dai contadini per il conte Francesco di Toppo proprietario di diversi possedimenti ad Aquileia. «Proprietà - sottolinea Paola Visentini - che si localizzano nella principale necropoli romana di Aquileia». L’allestimento richiama anche al senso etico del collezionare, del conservare per rendere accessibile al pubblico il patrimonio archeologico del Friuli. Non a caso la visita al museo si conclude davanti a un pannello che recita «Dal collezionismo al museo» e un recipiente magnogreco frutto di sequestro da parte dei Carabinieri e affidato in custodia ai civici musei di Udine.

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